Brian Eno e i Talking Heads sono un team formidabile, che con “Remain In Light” raggiunge l’apice assoluto. Stiamo parlando di un capolavoro che non inventa nulla, nel senso che si ‘limita’ a raccogliere i mille spunti dispensati dal quartetto newyorkese nei tre dischi precedenti, epperò li espande con una compiutezza/compattezza che ha dell’incredibile. Bastano le prime tre canzoni a mettere in chiaro che si fa sul serio: “Born Under Punches (The Heat Goes On)”, “Crosseyed and Painless” e “The Great Curve” avanzano nevrasteniche, condensando in una manciata di minuti funk rock spiritato e cori africani, ritmica nera e nevrosi bianca, stridenti assoli di chitarra e linee di basso schizoidi. David Byrne è al massimo della sua duttilità vocale, seguito alla perfezione dai pannelli sonori primitivo/futuribili dei tre compagni e di Eno. Da tramandare ai posteri ci sono anche “Once In A Lifetime”, pop song dal taglio arty eppure incredibilmente ballabile, “Houses In Motion” con lo straniante assolo di tromba di Jon Hassell, senza dimenticare l’affresco dark di “The Overload”, che chiude uno degli LP più influenti nella storia del rock mutante.
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