Pur non possedendo l’allucinata disperazione di “(GI)” (1979) dei Germs, l’esordio dei Circle Jerks è un esempio ancor più ‘definitivo’ dell’hardcore punk che stava montando minaccioso sulle spiagge di Los Angeles e Orange County. Capitanati da Keith Morris, ex cantante dei primi Black Flag, i Nostri comprimono 14 canzoni in appena 15 minuti, suonando alla velocità della luce per la maggior parte del tempo e intervallando il massacro sonoro perpetrato a mach 3 con sporadici rallentamenti (“I Just Want Some Skank”) e qualche brevissimo e deragliante assolo di chitarra (la ‘storica’ “World Up My Ass”). In episodi offensivi, sboccati e insultanti come “Deny Everything”, “Operation”, “Wasted”, “Don’t Care” e l’inno “Live Fast, Die Young” si percepisce la voglia irrefrenabile di far più casino possibile e di propagare l’anarchismo più menefreghista di sempre, anche a causa di un disagio sociale che si andava diffondendo a macchia d’olio fra i ragazzi dell’infinita zona suburbana della California del Sud. Verranno i capolavori di Black Flag, Descendents, Social Distortion fino al superamento dell’HC con i Minutemen, ma nella sua rozzezza “Group Sex” rimane un momento imprescindibile di un’intera scena.
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