Nella Los Angeles dei primi anni Ottanta non risuonavano solamente le note furiose delle hardcore band. C’era spazio anche per un gruppo originalissimo come quello degli X, in cui il bellissimo canto della frontwoman Exene Cervenka si innalzava al di sopra della chitarra rock n’ roll di Billy Zoom, una sorta di Chuck Berry prestato al punk. I riff e gli assoli smaccatamente R&R di “Your Phone’s Off The Hook, But You’re Not” e “Johny Hit And Run Paulene” mostravano, appena all’ingresso di “Los Angeles”, lo spirito incredibilmente trasversale del complesso, che detonava una miscela composta da umori rubati al ’77 e vibrazioni provenienti dai Fifties; più in generale, dall’intera tradizione del rock a stelle e strisce. Significativa, a tal proposito, la cover di “Soul Kitchen”, cavallo di battaglia dei Doors, nonché la presenza dell’organo di Ray Manzarek in “Nausea”, altro episodio chiave per comprendere la poetica degli X. Un esordio fulminante, testimonianza della capacità del punk di assorbire sonorità che, solo tre anni prima, sembravano inconciliabili con la sua visione iconoclasta. Cervenka e compagni non vanno dimenticati.
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