Provenienti da Jacksonville, Florida, e organizzati in una poderosa formazione a sette elementi, sin da questo album d’esordio i Lynyrd Skynyrd prendono per le redini il movimento southern rock, del quale saranno per sempre ricordati come il gruppo più famoso e, soprattutto, caratteristico. Decisamente meno inclini alle raffinatezze strumentali della Allman Brothers Band, più ruspanti, grezzi e diretti, questi ‘redneck’ ne incarnano però maggiormente lo spirito selvaggio e senza compromessi, duro e puro. E, cosa non da poco, sanno scrivere canzoni memorabili. La loro è una combinazione al plastico di rock, blues e boogie che farà saltar dalla sedia milioni di kid dell’epoca. Prodotto da Al Kooper, già al fianco di Bob Dylan, l’LP di debutto dimostra la suprema abilità di Ronnie Van Zant e compagni nel saper passare in scioltezza dal torrido rock d’assalto di episodi come “I Ain’t The One” e “Poison Whiskey” alla ballad romantica e nostalgica con “Tuesday’s Gone”, una delle loro creazioni più belle e famose, approdando persino al folk blues di “Mississippi Kid”. Il vertice del 33 giri, nonché probabilmente loro capolavoro e fra i brani più epici dell’intera storia del rock, è però “Free Bird“, dedicata allo scomparso Duane Allman e capace di condensare in appena nove minuti tutto il loro suono: partenza melodica e drammatica con slide guitar ‘piangente’, ritornello che sale d’intensità sino a giungere all’esplosione dinamitarda delle chitarre che, accompagnate da una sezione ritmica frenetica, s’impongono definitivamente negli ultimi minuti grazie a un ciclopico assolo in crescendo letteralmente da pelle d’oca. Impossibile non provare emozioni fortissime se non si ha l’encefalogramma piatto. La tragica leggenda degli Skynyrd è appena iniziata.
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