Ragazzo prodigio inglese, Mike Oldfield ha appena 19 anni quando, nel 1972, compone e registra “Tubular Bells“. Pubblicata l’anno successivo dalla neonata etichetta Virgin Records di Richard Branson, questa suite, suddivisa in due parti per una durata totale di quasi 50 minuti, si rivelerà un successo colossale, vendendo più di 15 milioni di copie e venendo utilizzata quale ‘main theme’ nella colonna sonora de “L’Esorcista“. Al di là del suo valore strettamente musicale, che pure esiste, essendo “Tubular Bells” un ideale punto di contatto fra progressive, pop e nascente new age music (con un retrogusto lievemente inquietante), il lavoro di Oldfield riveste un’importanza capitale negli sviluppi delle tecniche di registrazione: il musicista britannico suona una ventina di strumenti, i quali vengono poi montati in studio grazie alla sempre più sviluppata tecnica dell’overdubbing. Pionieristico. Purtroppo, nel resto della sua carriera l’artista non riuscirà mai a bissare la magia di questa prima e geniale intuizione.
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