Da Napoli, gli Osanna hanno saputo narrare il progressive rock italiano in modo diverso da tutti gli altri loro colleghi. Dapprima, con l’album d’esordio “L’Uomo” (1971), hanno saputo coniugare passaggi di stampo progressivo con l’hard rock. Nel 1972 hanno realizzato, coadiuvati negli arrangiamenti da Luis Bacalov, “Preludio Tema Variazioni Canzona“, colonna sonora del capolavoro del cinema poliziesco italiano dei Settanta, “Milano calibro 9” di Fernando Di Leo. È però “Palepoli” ad essere il loro LP più interessante. Nessuno prima d’allora era riuscito a rendere così credibile la fusione di folk arcaico (in questo caso tutta la più profonda tradizione partenopea) e rock contemporaneo (in particolare, alcune atmosfere alla King Crimson). La band napoletana, invece, passa con disinvoltura da melodie acustiche guidate dai fiati di Elio D’Anna – capace anche d’improvvise impennate jazz al sax – a corposi assalti elettrici in cui la chitarra di Danilo Rustici graffia senza paura. Bella e sentita anche la prova vocale di Lino Vairetti, così come le sue trame alle tastiere. Eccezion fatta per la brevissima “Stanza città”, l’opera è imperniata sulle due lunghe suite “Oro caldo” e “Animale senza respiro”, entrambe fra le più creative di tutto il progressive rock tricolore.
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