Blue Oyster Cult – Secret Treaties

Rispetto a “Tyranny And Mutation” (1973) il suono si è fatto un po’ meno carico e pesante, anche se non mancano i consueti episodi ‘metallici’ e tonanti: la bellica “ME 262” contiene, dopo quello di “Hot Rails To Hell”, un altro possente riff proto metal, fonte d’ispirazione per innumerevoli band future; “Dominance And Submission” e “Cagey Cretins” altri violenti assoli della chitarra di Roeser; le tastiere e i synth utilizzati in “Flaming Telepaths”, lungi dall’addolcire l’atmosfera, aumentano invece a dismisura il senso di catastrofe psichica che aleggia sul brano. In compenso i testi si sono fatti ancora più astratti e sinistri, intrisi di malessere urbano, incubi alieni e profezie apocalittiche, labirinti in cui la ragione si smarrisce e la volontà abdica, rassegnata di fronte alla presenza dell’inumano (“I am becalmed/Lost to nothing/Warm weather and/Holocaust“, da “Subhuman”). Importantissimo in questo senso il contributo di Sandy Pearlman, produttore ma soprattutto poeta e da sempre ideologo non dichiarato della band. È anche suo il merito della creazione di “Astronomy“, l’unica rock ballad degli anni Settanta in grado di competere con “Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin, introdotta da un immortale fraseggio di pianoforte e manifesto definitivo dell’alterità dei Blue Oyster Cult rispetto al resto del mondo del rock. Quasi pleonastico aggiungere che “Secret Treaties” è il secondo (ed ultimo) grande capolavoro dei newyorchesi, votato nel 1975 da alcuni critici del Melody Maker come il più grande disco rock di tutti i tempi.

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