Skiantos – MONO tono

Gli Skiantos non sono stati solo gli ideatori del ‘rock demenziale‘ e fra i primi gruppi ad emergere dalla scena bolognese; il loro merito è stato soprattutto quello di aver importato il punk da UK e USA, riuscendo a calarlo perfettamente nella realtà italiana dell’epoca. Brani come “Eptadone”, in cui l’intro recitata cita gran parte del gergo giovanile di quegli anni e termina con “C’ho delle storie pese”, e “Panka Rock”, dove i nostri se la prendono addirittura con le banche, non lasciano adito a dubbi. Il tono non è sempre duro allo stesso modo, e in alcuni episodi affiora della beffarda melodia (parodia della classica canzone italiana), tuttavia nel 1978 ancora nessuno suonava come loro. Roberto “Freak” Antoni e compagni con “MONO tono“, secondo album dopo il precedente “Inascoltabile” (1977), offrono un’alternativa al linguaggio aulico e alle raffinatezze dei cantautori, forgiando un idioma a base di rime idiote e pochi accordi potenti e diretti. Sorta di Devo più ruspanti e ‘proletari’, gli Skiantos invitano a diventare dementi (“Se trovi che ti rende/Tu diventa pur demente“, da “Diventa demente”, una delle canzoni – simbolo del disco) e in “Largo all’avanguardia”, il loro pezzo “new wave” con tanto di sax stonatissimo, attaccano il pubblico pigro della musica italiana (“Largo all’avanguardia/Pubblico di merda/Tu gli dai la stessa storia/Tanto lui non c’ha memoria“). Le loro tossine andranno in circolo non solo negli Elio e le Storie Tese, ma pure nel primo Vasco Rossi.

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