Al pianista statunitense è sempre piaciuto ‘scandalizzare’ la critica e chi pensava di aver la verità in mano sulla retta via che il jazz avrebbe dovuto perseguire. Dopo aver scritto pagine memorabili dell’hard bop/post bop (lo stupendo “Maiden Voyage” del 1965), esser stato presente in uno dei migliori quintetti di sempre di Miles Davis, aver testimoniato alla svolta elettrica di quest’ultimo e aver introdotto il funk di Sly Stone e James Brown in un contesto fusion nell’epocale “Head Hunters” (1973), con “Future Shock” il musicista osa persino di più, sterzando clamorosamente verso l’electro – funk. Questo disco, inoltre, sarà in grado di fornire nuovi stimoli al nascente hip hop grazie a numerose influenze ed esperimenti di turntablism. Non solo: il singolo “Rockit”, seguito da un robotico video, verrà considerato fra i migliori dell’anno tanto da conquistare un Grammy come “Best R&B performance”.
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