La definitiva consacrazione europea per gli americani arriva con un platter che lascia poco spazio a dubbi. L’epicità clamorosa del precedente lavoro si fonde con qualche tentativo più easy listening (per quanto poteva esserlo una canzone dei Manowar) come “Kill With Power”, che diventa da subito uno degli inni della band. Ancora una volta però sono i motivi maggiormente evocativi e teatrali a dare lustro all’album: l’opener “Blood Of My Enemies” e la conclusiva, lunghissima “Bridge Of Death” sono tra le migliori composizioni di sempre di DeMaio e compagni, mentre le vette che raggiunge l’ugola dell’incredibile Eric Adams oramai non fanno quasi più notizia. “Army Of Immortals” rappresenta il tributo che il gruppo paga ai propri fan che da sempre la sostengono, mentre “Black Arrows” è uno sferragliante solo di basso del leader che, a differenza di “William’s Tale” contenuta nel disco d’esordio, bada poco alla melodia e moltissimo al caos. Anche questo è true metal.
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