L’importanza dell’apporto della chitarra di Blixa Bargeld (Einstürzende Neubauten) nei primi dischi del Nick Cave solista è sempre stato, se non sottovalutato, almeno non riconosciuto in tutta la sua centralità. Eppure, è anche grazie a lui se in questo debut – album il rock fratturato e sconvolto dell’ex Birthday Party può essere detonato in modo così clamoroso, divenendo una sorta di industrial – blues rumorista, distorto e deragliante, in grado di ferirti come se al suo interno custodisse mille lame. Certo, il resto lo fa il leader dei Bad Seeds, qui al massimo della propria instabilità emotiva, la quale viene riversata in deliranti epopee di dannazione come “Cabin Fever!” e “Saint Huck”, per tacere della cover ossessivamente percussiva di “Avalanche” di Leonard Cohen. In ogni caso parliamo di un capolavoro, in cui le radici della musica afroamericana vengono riprese e squarciate dalla furia di Cave, che nel corso degli anni modificherà in parte questo approccio per giungere a una rilettura più pacata e intimista degli stessi materiali.
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