Questo disco, terzo per la band californiana ma primo a vedere dietro al microfono il camaleontico Mike Patton, può contare su una delle migliori quaterne d’apertura nella storia del rock: “From Out Of Nowhere” accoppia riff metal e scioltezza pop come se fosse la cosa più semplice al mondo; “Epic” è rap/funk/metal/synth rock (sentire il motivo della tastiera per credere) dotato di ritornello magistrale e assolo di chitarra che onora pienamente il titolo scelto; la commistione fra rock duro e funk funziona ancora a meraviglia in “Falling To Pieces”, altro numero d’illusionismo crossover; “Surprise! You’re Dead!” è la miglior parodia del thrash metal mai realizzata, qualcosa che anche il più incallito metalhead ascolterebbe con grandissimo godimento. “The Real Thing” potrebbe concludersi qui e si tratterebbe già di un lavoro imperdibile. Invece prosegue con l’affabulazione melodica di “Underwater Love”, la strumentale e orientaleggiante “Woodpecker From Mars” (alla resa dei conti, uno dei più grandi capolavori di progressive metal), il metallo pesante sciolto in acido di “Zombie Eaters” e una madornale cover di “War Pigs” dei Black Sabbath. Patton, oltre che grande istrione, è anche dotato di una voce duttile come poche, Jim Martin alla chitarra, Bill Gould al basso, Roddy Bottum alle keys e Mike Bordin dietro le pelli sono allo zenit della loro creatività. Il crossover è appena nato, ma i Faith No More superano a destra e sono già proiettati verso il nu metal e persino oltre…
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