Nirvana – Bleach

Registrato nell’arco di un mese, per un totale di 30 ore in studio, e prodotto con pochissimi dollari, l’esordio dei Nirvana vede la presenza di Chad Channing dietro le pelli (Dave Grohl arriverà solo nel 1990), mentre Cobain nel retro di copertina si fa chiamare Kurdt. In realtà “Bleach“, nonostante i poverissimi mezzi con i quali viene realizzato, vende abbastanza bene ed entra nella top 100 della classifica USA, posizionandosi 89esimo. Per la Sub Pop è già un successo, ignara di cosa le sarebbe scoppiato in mano. L’umore del disco è cupo e ben poco rassicurante; il suono è fondamentalmente punk – noise, con evidenti tracce che portano dritte dritte ai Flipper. Chitarra malmenata, effetti larsen a iosa a inizio e fine dei brani, basso scheletrico (c’era già Krist Novoselic) e batteria minimale creano un muro sonoro irto e spigoloso, in cui ritmi prevalentemente lenti occhieggiano ai Melvins e servono a sostenere il canto sgraziato e intensissimo di Kurt. C’è però il contorcimento epilettico di “Negative Creep” e la melodia struggente di “About A Girl”, estremi che si toccano all’interno della psiche infelice e tormentata del leader (disperazione vera, non posa da maudit, e lo si capirà del tutto solo 5 anni dopo). Contraddizioni apparenti che faranno dei Nirvana la rock band più influente degli anni Novanta.

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