La prima metà degli anni Novanta non vide soltanto l’espandersi furioso dei fenomeni death e black metal. Dimostrando che i suoni più duri potevano essere esasperati non solo tramite velocità supersoniche e violenza parossistica, ma anche attraverso la decantazione e lo sfibramento dei riff più lenti e magmatici dei Black Sabbath, gli inglesi Cathedral misero a segno con questo album di debutto una tappa nodale per l’evoluzione di sottogeneri quali funeral doom e stoner metal. Sebbene non ascrivibile a nessuno dei due stili, “Forest Of Equilibrium” da un lato presenta tempi rallentati sino all’inverosimile e parti vocali somiglianti a gemiti di dolore (queste ultime opera del fondatore Lee Dorrian, già nei Napalm Death di “Scum“), perfettamente in linea con i temi di brani del tenore di “Commiserating The Celebration”, “Ebony Tears” e “Reaching Happiness, Touching Pain”; dall’altro abbozza lievi accelerazioni e mette in mostra un recupero di certe atmosfere folk – prog tipicamente anni Settanta per mezzo dell’uso di chitarra acustica e flauto in un paio di passaggi. Tale vena freak e variopinta sarà approfondita dai Cathedral stessi nei dischi successivi, i quali riprenderanno il versante più hard blues dei Black Sabbath e lo mescoleranno con la psichedelia e il progressive; l’aspetto più tetro e inquietante di “Forest…” verrà invece portato alle estreme conseguenze dal sopradetto filone funeral doom, per mano di minacciose formazioni come Esoteric, Thergothon e Skepticism.
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