Il volto (sfigurato e grondante sangue) più violento e selvaggio del noise rock newyorkese. Questo hanno rappresentato gli Unsane nel corso degli anni Novanta (e rappresentano tuttora, dato che il trio è ancora attivo). Lontana dalle raffinatezze dei Cop Shoot Cop e dal monolitismo studiato a tavolino degli Helmet, la band di Chris Spencer (chitarra e voce), Vinnie Signorelli (batteria) e Pete Shore (basso) era quella depositaria dell’approccio più rock and roll (inteso in senso lato), furioso e spontaneo verso quel tipo di suono estremo. L’aggressività e la rabbia che sprigionano le 12 tracce di “Total Destruction” non sono state più raggiunte da nessun altro, se non dagli Unsane stessi. Per dare un’idea: prendete Chuck Berry (ma un Berry cresciuto ascoltando Black Flag, Big Black e Napalm Death) e fondete parte dei suoi neuroni con quelli del cervello di Jeffrey Dahmer, poi date uno strumento elettrico in mano al frutto dell’esperimento; così facendo, forse riuscirete a figurarvi il grado di tensione omicida che la musica degli Unsane è capace di ricreare. Più che di canzoni, qua si parla di piccole bombe termonucleari innescate e detonate tramite riff belluini di chitarra, figure di basso quasi tribali e il martellare implacabile della batteria, mentre la voce, spesso filtrata per ottenere un “effetto soffocamento”, urla torva storie di insostenibile violenza quotidiana. Probabilmente l’esordio omonimo di due anni prima è ancor più disinibito e pulp, eppure “Total Destruction” tiene fede al titolo nelle apocalissi metallurgiche di “Broke” e “Straight”, nella truce epopea di “Road Trip” e soprattutto nella catarsi assassina di “Body Bomb”, il pezzo noise rock più rappresentativo dell’intero genere (insieme a “Exterminator”, indovinate di chi?). A proposito: guardate nel video del brano dove la “bomba umana” decide di farsi esplodere…
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