Il temibile ruggito di Jon Davis che declama “Are You Ready” a inizio disco è il segnale inequivocabile che una rivoluzione è iniziata anche nel metal, genere abituato a fondersi e reinventarsi, ma mai così avvezzo a lasciarsi modificare nel proprio DNA senza opporre resistenza. E’ l’inizio dell’era nu-metal, quasi un decennio che ha portato nel mondo della distorsione estrema le influenze dell’hip hop e del funk, permettendo alla musica pesante, sfruttando l’onda lunga di grunge e del Black Album dei Metallica, di diffondersi capillarmente presso una quantità impressionante di ascoltatori generalisti. I metallari oltranzisti si misero le mani nei capelli, ma la miscela sonora che i Korn diffusero in tutto il mondo con il colossale debutto non aveva eguali in questo preciso periodo storico: un sound aggressivo fatto di accordi di chitarra ribassati e chiaramente debitori della lezione di Pantera e Sepultura anni novanta, sorretto da un basso sferragliante e terremotante (spesso slappato senza vergogna), sul quale si stagliavano i deliri vocali di Davis, abilissimo a coniugare dissonanze terrificanti, grida disperate e imprevedibili aperture melodiche. Dall’inizio con “Blind”, passando per la svitata “Ball Tongue”, per l’orecchiabile benché esagitata “Clown”, per le cornamuse di “Shoots and Ladders” fino all’agghiacciante “Daddy” non c’è un attimo di tregua, in un platter che cambia la musica metal da questo momento a fine millennio. System Of A Down, Slipknot, Limp Bizkit e Linkin Park prendono vagonate di appunti, non è da tutti forgiare un sound così riconoscibile e distintivo già all’esordio...
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