Today Is The Day – Willpower

Sono uno dei gruppi più rumorosi e violenti del mondo, eppure vengono fondati nella capitale della musica country, Nashville. I Today Is The Day di Steve Austin esplodono negli anni Novanta martoriando le orecchie degli astanti con una miscela atroce di noise rock, post – hardcore, grindcore e metal del più truce possibile. Se il debutto “Supernova” (1993) indugia ancora in parecchie sperimentazioni più o meno concettuali, con “Willpower” la band del Tennessee brandisce i propri strumenti come se si trattasse di detonatori termonucleari e in poco più di mezz’ora fa saltare tutto in aria. Anche il concetto stesso di ‘pesantezza’ del suono. Il noisecore messo in mostra non è necessariamente iper veloce, anche se non mancano ritmi forsennati: è piuttosto un continuo infierire su cadenze disumane, dissonanze insostenibili, rallentamenti infernali, riff di chitarra e rullate di batteria che annichiliscono qualsiasi tentativo di melodia. In questo film dell’orrore messo su spartito ogni spunto è buono per elevare all’ennesima potenza le qualità distruttive di generi come lo sludge, l’industrial, il grind, l’hardcore, il noise, il death. Le urla invereconde di Austin (ma anche inaspettati bisbigli) sottolineano perfettamente il tono apocalittico di “My First Knife”, “Sidewinder” e “Many Happy Returns”. C’è poi un’attitudine al grottesco che rende ancor più spaventoso “Willpower”: il finale della title – track si libra su di un tema che in altre mani potrebbe oscillare tra l’epico e il lirico, ma che in quelle dei Today Is The Day si trasforma in un ennesimo, cinico sberleffo, e simile atmosfera caratterizza anche “Simple Touch”. Uno dei dischi più cupi di sempre.

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