Il disco di musica elettronica più originale pubblicato nel 1999. Moby, alias di Richard Melville Hall, è un abilissimo DJ, cantante e musicista che nel corso della decade aveva già perlustrato ogni anfratto del suono sintetico, non disdegnando neppure sporadiche sortite hardcore punk (“Animal Rights” del 1996). Ma un capolavoro del calibro di “Play” non l’aveva ancora scritto (e non lo scriverà più). Quello che stupisce dei 18 brani qui raccolti è la natura dei campionamenti, spesso tratti da vecchie registrazioni di blues arcaici, soul dimenticati, gospel fiammeggianti. Lo scatenamento dance di “Bodyrock” è solo una goccia in un mare di composizioni più pacate e atmosferiche, sorta di blues futuribili che portano a una tristezza quasi cosmica (Why Does My Heart Feel So Bad?”, “Porcelain”, “Everloving”, “Natural Blues”) nel loro giustapporre trame ambient e downtempo a sample risalenti persino agli anni Trenta. Tanta creatività è, per una volta, confortata dal successo di pubblico: sono in tutto 9 i singoli estratti da “Play”, che vende quasi 3 milioni di copie negli USA e una dozzina in tutto il mondo. Poteva dischiudere nuove vie, peccato nessuno le abbia intraprese.
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