L’uscita di “Hatebreeder”, secondo album dei Finlandesi Children Of Bodom, fu un fulmine a ciel sereno nell’universo metal, che all’epoca sperimentò l’innovativa fusione tra power metal e death melodico. Le strutture della band di Alexi Lahio univano in modo sicuramente originale canoni classici con escursioni nel sinfonico e talvolta nel black, evolvendo ulteriormente un sound che At The Gates, Dark Tranquillity e In Flames avevano fatto loro seguendo la lezione dei Carcass. Il successivo “Follow The Reaper” (2000) contribuì a innalzare il gruppo tra i più promettenti delle nuove leve della musica pesante, promessa mantenuta solo in parte a causa di un calo di ispirazione e di un appiattimento compositivo che perdurerà per almeno un decennio.
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