La Wind-Up degli anni di fine/inizio millennio la sapeva lunga. Dopo l’exploit Creed, il debutto degli Evanescence venne confezionato ad hoc e sostenuto da una campagna di marketing disumana. C’avevano visto giusto i discografici, intuendo tutto il potenziale che stava dietro quella che avrebbe potuto essere solamente l’ennesima band alternative o gothic rock attiva oltretutto da otto anni al momento della pubblicazione del primo disco. L’emozionante e graffiante voce della bravissima Amy Lee si sposa alla perfezione con le sonorità alternative e i (banali e ripetitivi) riff di Ben Moody; l’orchestralità di brani come “My Immortal” e l’immediatezza di “Bring Me To Life” rendono “Fallen” ricevibile da una fetta di ascoltatori realmente ampia e variegata. Centro pieno, più di diciassette milioni di album venduti e un nome che riuscirà, a fatica, a pubblicare altri due cd in un arco di tempo di 10 anni, rivelando una staticità compositiva a cui nessuna ulteriore operazione commerciale poté porre rimedio.
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