Anche gli Hunches di Portland, Oregon, fecero parte dell’ondata del garage revival degli anni Zero. Ma in un’accezione molto diversa rispetto a quanto fatto da White Stripes e Black Keys negli stessi anni. Nei loro dischi non c’era la benché minima traccia di ganci melodici o rock blues ammalianti. Pubblicavano per la piccolissima In The Red (etichetta di culto se ce n’è una) e preferivano affondare sull’acceleratore per mezzo di uno scellerato connubio tra garage punk e noise rock, entrambi portati a livelli di guardia dal punto di vista della distorsione e della violenza sonica allo stato brado. In “Hobo Sunrise” c’è di tutto: dall’esaltazione del rock più sporco e delinquenziale di nomi del calibro di Pussy Galore, Oblivians, Gories e, perché no, dei primi lavori della Jon Spencer Blues Explosion, alla folle devianza dissonante dei Royal Trux e di Captain Beefheart, fino a giungere a momenti di violenza parossistica ed insensata degni dei loro compagni d’etichetta The Hospitals. Un grande disco che non deve essere dimenticato.
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