Ancora una volta i Bardo Pond riescono nell’impresa di rendere poetiche le loro ipnosi chitarristiche, dimostrando fra l’altro quanto debbano loro complessi come Dead Meadow e simili. Così “Just Once” inizia come un pezzo di psych folk per poi gettarsi nel consueto baccanale elettrico, “Don’t Know About You” è blues alla morfina, “Sleeping” ricorda dei Natural Snow Buildings ancora più astrali e rarefatti, in cui flauto, chitarra acustica e synth simulano pulviscoli di stelle, “Cracker Wrist” aumenta in volume e intensità sonora nel mezzo di spirali di fumo azzurrognolo, “The Stars Behind” apre persino al post rock, e i 21 minuti di “Undone” sono pura estasi catatonica. In questa nuova opera spicca l’importanza della voce di Isobel Sollenberger, forse in passato mai così decisiva nel rischiarare d’improvvisi bagliori gli antri più oscuri della nostra mente. Avessero esordito ai tempi dei Pink Floyd, oggi i Bardo Pond sarebbero delle rockstar.
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