Questo ibrido live – studio è uno dei dischi più importanti per l’affermazione del funk, che in “Sex Machine” assume finalmente lo status di genere autonomo, seppure nell’album la componente soul sia comunque inscindibile e fondamentale. Fra i brani dal vivo si segnalano il classico “It’s A Man’s Man’s Man’s World”, la febbricitante “There Was A Time” e la fantasia strumentale per big band e organo “Lowdown Popcorn”, ma il meglio è da ricercarsi nelle tracce registrate in uno studio di Cincinnati il 23 luglio 1970 (gli applausi sono stati aggiunti dopo). È lì che appare “Get Up I Feel Like Being A Sex Machine”, propulsa dal treno ritmico formato da Williams “Bootsy” Collins (basso) e Phelps “Catfish” Collins (chitarra): i fratelli rimasero nella band di James Brown solo un anno, ma furono decisivi perché “Mr. Dynamite”, oltre all’appellativo di “Godfather Of Soul”, potesse fregiarsi anche di quello di “Godfather Of Funk”. Che in realtà non gli venne mai dato, così com’è giusto precisare che il soul di ‘padrini’ ne ha avuti diversi (Ray Charles anyone?). Tuttavia Brown ha dato contributi così ‘definitivi’ ad entrambi i generi che, quando ci si confronta con lui, è spesso inevitabile trascendere ed esagerare, causa anche la sua statura di entertainer al di fuori dell’ordinario. E in ogni caso “Sex Machine” è un appuntamento imperdibile della musica pop(ular) degli ultimi cinquant’anni.
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