Captain Beefheart – Mirror Man

Vedono la luce solo nel 1971 questi quattro brani, registrati a Los Angeles dal Capitano e dalla sua Banda Magica fra l’ottobre e il novembre del 1967. “Tarotplane”, “25th Century Quaker”, “”Kandy Korn” e “Mirror Man” sono lunghe jam di blues pericolante, dilaniato dall’armonica raschiata di Van Vliet (che qui martirizza anche lo shehnai, varietà di oboe della musica indo – pakistana) e dal suo vocione grottesco, polverizzato dagli accordi sghembi di basso e chitarra e infine triturato dai pattern appositamente fuori tempo della batteria. L’episodio maggiormente commovente e creativo è la title – track, in cui Beefheart lacera la struttura musicale con un canto terribilmente distorto e frammentato, in grado di rimandare davvero all’immagine di uno specchio andato in mille pezzi, metafora del disordine supremo dell’universo. Appena un gradino dietro a “Trout Mask Replica” (1969) e appaiato a “Safe As Milk” (1967), “Mirror Man” è il terzo capolavoro assoluto del collettivo. Imperdibile la ristampa del 1999, che contiene altri cinque pezzi tratti dalle stesse session, fra cui l’imperdibile satira di Beatles e Rolling Stones attuata in “Beatle Bones N’ Smokin’ Stones”.

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