Neu! – Neu!

Klaus Dinger e Michael Rother muovono i primi passi nei Kraftwerk, band che abbandonano quasi subito per creare i Neu! (il punto esclamativo fa parte del nome corretto). “Neu” in tedesco significa nuovo, e il duo non avrebbe potuto trovare un aggettivo migliore per presentarsi al mondo; questo è un debutto che cambierà radicalmente il volto della musica degli ultimi quarant’anni, anche se ci vorrà del tempo perché venga metabolizzato dall’ambiente circostante. I Neu! nel giro di tre quarti d’ora rielaborano l’elettronica e il rock cosmico teutonico e li proiettano nelle lacerazioni della realtà urbana occidentale. Passano alla storia per l’invenzione del cosiddetto ‘motorik‘, ossia un tempo medio di batteria in 4/4 che viene tenuto in modo costante e iterativo, salvo alcune sincopi piazzate strategicamente, producendo così un effetto ipnotico; in pratica, un geniale sviluppo della psichedelia del decennio passato. Questa tecnica è chiaramente individuabile in “Hallogallo“, brano – capolavoro di oltre 10 minuti che introduce il disco: mentre Dinger si trasforma in metronomo umano dietro le pelli, Rother imbastisce un funk alieno che si sviluppa via via in una cavalcata di psycho – rock mutante, in cui germogliano in continuazione invenzioni chitarristiche immerse in soluzione acida. Non meno fondamentali sono le altre 5 tracce di “Neu!”: “Sonderangebot” è rumorismo che simula il suono dei reattori dei caccia supersonici in volo; “Weissensee” e “Im Glück” sono esperimenti di acid rock guidati dai suoni miagolanti delle chitarre; “Lieber Honig”, unico episodio non strumentale, chiude l’LP con una melodia sbilenca. Il pezzo forse più influente per le generazioni future è però “Negativland”: annunciato dal rumore assordante di un martello pneumatico (quasi dieci anni prima degli Einsturzende Neubauten), è un coacervo di vibrazioni industriali e di spasmi strumentali, in cui il ritmo caracollante improvvisamente accelera all’impazzata per poi interrompersi, riprendere quindi la folle corsa ed esser brutalmente troncato nel finale. Il grande affresco Made in Germany dell’alienazione dell’uomo moderno.

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