Più che un disco un’epifania. Donna Summer incontra il mago dei suoni sintetici Giorgio Moroder, italiano di Ortisei, Sud Tirolo, il quale cuce appositamente per la cantante un lungo brano ipnotico, implacabile, in cui il funk e il soul sono ormai semplici esoscheletri entro cui costruire qualcosa di nuovo. Si bada al sodo: frequenze basse in primo piano, un tocco di psichedelia di stampo Temptations e leggeri archi che chiamano in causa Barry White, il tutto però semplificato ai minimi termini e reso totalmente ballabile, nonché infarcito di gemiti dal richiamo inequivocabilmente sessuale. Con i 16 minuti di “Love To Love You Baby” nasce ufficialmente la disco music, genere che inonderà i dancefloor di tutto il mondo per l’intera seconda metà degli anni Settanta, e oltre. Una rivoluzione di costume, oltre che musicale. L’album è costruito interamente sul brano omonimo, poi ridotto a poco più di 3 minuti nella versione a 45 giri; il lato B del vinile non conta granché. Questo secondo disco è anche il primo grande successo per Donna Summer, che imperverserà nelle classifiche fino all’esaurimento del fenomeno della disco music.
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