L’esordio dei Ramones non solo ha fornito un’iconografia alternativa al movimento punk rock (niente creste e spilloni e catene e stivali, piuttosto capelli lunghi a caschetto, giubbotti in pelle nera, jeans stracciati e sneaker spappolate, tutto molto più casalingo insomma), ha soprattutto dimostrato che si può essere incredibilmente rivoluzionari e terribilmente iconoclasti anche non prendendosi sul serio e utilizzando tematiche volutamente demenziali e, all’apparenza, disimpegnate. “Ramones”, probabilmente il disco più influente uscito nel 1976, ha distrutto le certezze di molti critici musicali e polverizzato dogmi che allora parevano intoccabili; la suite nel progressive, l’assolo nell’hard rock, gli arrangiamenti forbiti nel cantautorato. Niente di tutto questo: due accordi, strofa – ritornello – strofa, voce nasale, canzoni di neppure due minuti sparate a 200 all’ora che mettono in mostra un approccio ironico alla violenza lirica e sonora del punk; “Beat On The Brat”, “Now I Wanna Sniff Some Glue”, “Blitzkrieg Bop”, “Chain Saw” e “Judy Is A Punk” sono gli esempi più eclatanti e riusciti di questo modo d’intendere il nuovo rock & roll. Il termine non è casuale: i quattro newyorkesi, eroi del CBGB’s, ripartono proprio dalle radici, andando a pescare dal garage dei Sessanta, ma anche dal beat, dalla surf music, dai Beatles e dai Beach Boys le loro melodie al cardiopalmo, accelerate e rese vertigini di divertimento assoluto da esecuzioni così furiose che, nonostante il perenne sorriso sulle labbra, permettono ai kids d’allora (e di oggi) di “sfogare la propria rabbia senza lanciare bottiglie contro nessuno”, come scrisse un anonimo punk londinese su una fanzine nel 1977. Chitarra, basso, batteria, voce e “one, two, three, four!”, non serviva altro ai Ramones per aizzare la folla. Anche a livello puramente stilistico, e prescindendo dalle personalità di Johnny, Joey, Tommy e Dee Dee, la musica dei quattro è stata importante quanto, se non più, quella di Sex Pistols e Clash per lo sviluppo del punk e delle sue successive filiazioni; senza i Ramones sarebbero impensabili il pop punk e l’hardcore melodico dei giorni nostri. I Green Day devono molto di più a loro che a John Lydon e Sid Vicious.
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