Brian Eno – Before And After Science

O della perfezione. Nei 40 minuti scarsi di “Before And After Sciencetutto è calcolato al millimetro, ogni suono sgorga senza intoppi, i testi nonsense alienano piacevolmente la musica e non c’è una sbavatura a pagarla oro. Eno compila il disco pensando persino alla ripartizione delle atmosfere. Il primo lato mostra canzoni rock mutanti che svariano dal funk surrealista di “No One Receiving” al ritmo di fanfara cantabile alla Talking Heads di “Backwater”, dal numero arty virato Roxy Music di “King’s Lead Hat” al tribalismo africano – futurista di “Kurt’s Rejoinder”, con il brevissimo strumentale jazzy “Energy Fools The Magician” a rappresentare il momento di raccoglimento interiore. Voltando il vinile si scopre un altro mondo, ancora una volta incastonato nel silenzio rumoroso della ‘musica discreta’; “Here He Comes”, “Julie With”, “Spider And I” e “By This River” sono nenie delicatissime che si trasformano in qualcos’altro, a metà strada fra malinconia britannica e meditazione zen, mentre l’oasi ambientale di “Through Hollow Lands” dilaga dolcemente fra scrosci di chitarre, cascate di tastiere e lieve sgrondare di campanellini. Aiutano l’artista, fra gli altri, Phil Collins, Fred Frith, Phil Manzanera, Robert Fripp e i musicisti tedeschi Achim Roedelius e Mobi Moebius, titolari dei Cluster, con i quali Brian realizza un disco, “Cluster & Eno”, uscito pochi mesi prima del qui presente. In “Before And After Science” c’è tanta bellezza da rischiare la sindrome di Stendhal.

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