Dopo cinque dischi anche il Boss sentì il bisogno di tirare il freno. “Nebraska” è uno dei lavori più intimisti di Springsteen, un album in cui sono presenti canzoni folk con testi poetici e spesso molto politicizzati. I ritmi lenti e l’alone uggioso che sovrasta l’opera, porteranno in futuro a parlare di questo disco come manifesto del periodo di depressione in cui il cantante era caduto. Speculazioni a posteriori a parte, rimane un episodio unico nella carriera di Bruce, realizzato in solitudine con l’ausilio di chitarra acustica, armonica e pochissimo altro, registrato per mezzo di un 4 tracce e quasi spettrale nelle sue sonorità scarne e spoglie, in grado però di trasfigurare totalmente la grande tradizione della musica popolare americana. Nei suoi solchi vengono narrati i risvolti più oscuri del Sogno Americano, e il Nostro dimostra un’empatia quasi commovente verso i perdenti di cui abbozza le storie. Nonostante tutto questo, la release contiene brani che diventano molto conosciuti e apprezzati da fan e critica, basti citare “Johnny 99”, “Highway Patrolman”, “Open All Night”, la title – track e “Atlantic City”.
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