Fra i pochi musicisti africani ad esser diventato abbastanza celebre in Occidente, King Sunny Adé è anche uno dei migliori. Nella sua discografica smisurata (più di 120 ellepì, dal 1967 ad oggi) “Juju Music” è episodio cardine, in cui l’artista rinnova e rende potabile al pubblico europeo e statunitense la musica juju, tradizione che risale agli anni Venti della Nigeria Yoruba. Chitarre che s’abbarbicano tutt’intorno a uno stuolo di percussioni (dai bonghi alle congas alle talking drum) e dialogano con esse mettendo in mostra difficili poliritmi, levigati però da alcuni accenni di sintetizzatore e da richiami al soul e al reggae. Certamente un momento essenziale nella storia di quel genere/non genere che è la world music.
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