Potrebbero sussistere dei parallelismi fra Michael Jackson e Prince, almeno per quanto riguarda il loro essere radicalmente onnivori, smaniosi di abbattere il recinto della musica afroamericana e appropriarsi di quasi tutto lo scibile musicale esistente. Non fosse che, mentre il Re del Pop aspira comunque alla più ampia accessibilità da parte di ogni fascia di pubblico (famiglie comprese) ed affoga ogni pulsione sessuale in un apparato scenico/musicale disperatamente recante l’immagine di un’infanzia perduta (mai avuta?),il Genio di Minneapolis non fa nulla di tutto questo. Oltre ad essere factotum assoluto della propria arte. Così “1999”, quinto album e primo capolavoro del cantante e polistrumentista, pulsa di soul e funk ricolmi di testosterone che dialogano con lampi di rock psichedelico e ritmi erotizzanti, i santini di James Brown, Sly Stone e Marvin Gaye da un lato, quelli di Jimi Hendrix e Beatles dall’altro; ad officiare la funzione, George Clinton. “Little Red Corvette”, “Automatic”, “Delirous” e la title – track i frutti più preziosi di quest’orgia sonora.
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