Il secondo Nick Cave And The Bad Seeds è ancora scosso da isteria post – punk, con la chitarra di Blixa scorticata alla bisogna e sfondi sonori ora polverizzati, altre volte taglienti come un rasoio. Eppure “The Firstborn Is Dead” (titolo di torva ascendenza biblica, influsso che Cave manterrà per tutta la carriera) è, rispetto all’esordio, ancor più radicato nella tradizione americana, fatta di blues dolenti, polverose folk ballad e country travagliato. Si citano Elvis (“Tupelo“) e antiche leggende del blues (“Blind Lemon Jefferson“, il capolavoro dell’album), e nella soffertissima “Knockin’ On Joe” piano e armonica disegnano un duro quadro di sofferenza e redenzione. La voce del musicista australiano è all’apice delle proprie possibilità, rendendo questo il miglior episodio della sua prima parte di carriera, la quale poi proseguirà sempre più all’insegna dei grandi maestri del passato, senza però perdere un’oncia in personalità e potenza evocativa.
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