Capolavoro ‘extraordinario’ del suo autore e fra i dischi più significativi dell’intero decennio, il doppio album “Sign “O” The Times” è il vertice creativo di Prince e del suo polistilismo totale; non è un caso se il musicista di Minneapolis sia stato spesso visto come una sorta di Frank Zappa nero, ed è ancora meno sorprendente l’interesse che Miles Davis nutriva per le sue creazioni. Che in queste quattro facciate (due nell’edizione in cd) assumono i contorni della perfezione, indefinibili ed inestricabili nel loro groviglio di funk, R&B, rock, blues, psichedelia, jazz, impennate di chitarra hard ed altre in cui la sei corde vien fatta sciogliere nell’acido, e poi ancora ammiccamenti al techno – pop e persino alla dance, jam chiassose, up – tempo secernenti endorfina e ballad languide e sensualissime. Difficile isolare singoli episodi, nessuna delle 16 tracce può definirsi un riempitivo; eppure, spiccano per magnificenza “Play In The Sunshine”, “Slow Love”, “Hot Thing”, “U Got The Look”, “I Could Never Take The Place Of Your Man”, “The Cross”, “It’s Gonna Be A Beautiful Night” e la title – track, fra le prime canzoni a parlare di AIDS e il cui arrangiamento incrocia una secchissima chitarra funk/rhythm & blues a un battito di elettronica minimalista, giustificando pienamente il proprio titolo.
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