Nel 1987, i Napalm Death rappresentarono la frontiera ultima in ambito di musica estrema. Con “Scum” inventarono letteralmente il grindcore, abominio in note nato dall’incontro fra il violentissimo hardcore punk dei Discharge e quello che di più feroce poteva offrire il metal di allora, dai Venom ai primi Celtic Frost, dai Possessed agli Slayer. Da parte sua, la formazione inglese portò alle estreme conseguenze questa miscela esplosiva, rigettando qualsiasi barlume di melodia e pigiando 28 tracce in appena 33 minuti (si va dai 3.59 di “Siege Of Power” al celebre secondo e mezzo di “You Suffer”), le quali a volte partono con slow tempo in odore di rancido doom per poi esplodere a velocità inaudita, con chitarra, basso, batteria e grugniti animaleschi a formare un ributtante tritacarne sonoro che tutto trancia e inghiotte. Pessimista in ambito sociale e antagonista dal punto di vista politico (“Multinational corporations genocide of the starving nations” recita il testo del primo brano), ai tempi della sua pubblicazione “Scum” venne irriso da gran parte della critica e del pubblico, eppure fondò un sottogenere underground tuttora vivo e in salute, oltre a trovare insospettabili estimatori in ambito jazz e persino nella musica ‘colta’. Oggi i Napalm Death sono ancora attivissimi, avendo raggiunto lo status d’irriducibile cult band.
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