Con il successore di “Cowboys From Hell” i Pantera approdano alla loro dimensione (quasi) definitiva. Per descrivere questo disco basterebbe rimarcare la perfetta consonanza fra titolo e contenuto: “Vulgar Display Of Power” eleva al cubo il sound potentissimo e allo stesso tempo ‘orecchiabile’ di cui è depositario il quartetto (e in questo caso volgare fa rima con popolare). In estrema sintesi, la band statunitense fonde thrash ed heavy classico ricorrendo all’uso smodato di profondissimi groove ritmici, che uniti al solismo Zeppelin-iano (ma esasperato da una violenza spaventosa) della sei corde di Darrell e alla rabbia hardcore del canto di Anselmo formano un wall of sound di dimensioni colossali. In più di 50 minuti di durata i punti deboli sono pochissimi, e comunque non si notano affatto quando sono affiancati da classici come “Mouth For War”, “A New Level” e “Walk” (uno dei riff più riconoscibili di tutto il metallo anni Novanta), trittico di partenza che fonda con almeno un decennio di anticipo tutto il cosiddetto sottogenere ‘groove metal‘ (e di un paio d’anni i Machine Head). Non bastassero, ci sono anche il ‘lento’ spaccaossa “This Love”, l’urlo thrashcore di “Fucking Hostile” e l’incipit in odore di Metallica di “Hollow” a chiarire ulteriormente le idee. “Vulgar Display Of Power” nel corso degli anni arriverà a conquistare il doppio platino in patria e, prima dell’avvento del nu metal, i Pantera saranno l’unico gruppo a riuscire ad emergere veramente dall’underground (peraltro floridissimo) e far da argine ai marosi del grunge. Disco manifesto.
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