Björk – Post

L’islandese Björk Guðmundsdóttir, già bambina prodigio e già negli Sugarcubes a illuminarne le note, aveva appena stupito il mondo con le contaminazioni alternative dance del precedente “Debut” (1993). Ma l’artista nordica non si siede sugli allori e in “Post” complica ulteriormente il suo particolarissimo stile. Il risultato è uno dei maggiori capolavori della musica elettronica degli anni Novanta, talmente irrelata a qualsiasi altra cosa circoli in quel momento da suonare praticamente aliena. C’è ancora la dance, ma talmente compromessa con miriadi di altri stili da risultare un’altra cosa. In “Army Of Me” le atmosfere si fanno claustrofobiche e vicine al trip hop, sostenute però da una base di chiara derivazione techno, mentre in “Hyperballad” la cantante sfodera una sontuosa prova vocale e in “Isobel” sconfina in una sorta di sinfonismo postmoderno: i fiati dell’introduzione possono ricordare Sibelius, la base che subentra appena dopo i Massive Attack. La volontà di Björk è quella di realizzare un’opera d’arte totale, in cui anche lo spazio visivo occupa un posto di prima importanza: tutte le composizioni citate, infatti, possono contare su videoclip curatissimi e dai risvolti ora simbolisti ora surrealisti. “Post” è un album da centellinare, per apprezzarne ogni sfumatura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *