I Meshuggah non saranno in grado di spingersi oltre “Nothing“. Allargheranno il seguito e pubblicheranno altri buoni dischi, ma la follia contenuta nel loro nome (Meshuggah in Yiddish significa “pazzo”) trova la massima espressione in queste 10 tracce, d’inaudita pesantezza e dall’andamento sfibrante. Laddove il predecessore “Chaosphere” (1998) era contorto e schizoide, al contrario “Nothing” è più monolitico nei suoni e implacabile nelle ritmiche: qui l’oppressione mentale non deriva più da fulminanti cambi di tempo e lancinanti assoli, piuttosto è provocata da note che si trasformano in gabbie di metallo in grado di stritolare cuore e cervello. Letteralmente, non c’è via d’uscita da “Stengah”, “Rational Gaze”, “Closed Eye Visual” e “Straws Pulled At Random” (l’apice ‘emotivo’ del cd). La velocità d’esecuzione non è quasi mai elevata, sono le distorsioni abnormi e la voce scientemente monotona a provocare un senso di malessere impossibile da reprimere. Il punto di non ritorno del progressive extreme metal più alienato e alienante. Il suono di una catena di montaggio infernale.
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