Probabilmente i The Hospitals sono stati la band più interessante del garage noise estremo degli anni Zero. Il debutto omonimo del 2003 constava di soli 25 minuti di ‘musica’ suonata a volumi inumani: chitarra – motosega e batteria – incudine, più urla sgraziate a coronare il tutto. “I’ve Visited The Island Of Jocks And Jazz” si spinge oltre: se nell’esordio le canzoni erano tutto sommato riconoscibili e di chiara struttura rock, ora la destrutturazione del discorso musicale è totale, cosa che fa suonare l’act di San Francisco ancora più simile ad agitatori sonori del calibro di Royal Trux e Pussy Galore. Quel che emerge è un minimalismo demente e grottesco. I pezzi sono nient’altro che scariche epilettiche di brevissima durata (cfr. “Be” e “Art Project”). L’abbraccio con il noise tout court e con la no wave newyorkese rende ogni traccia uno schizzo di vernice nera gettata a deturpare il concetto di rock song. E lo spirito di Captain Beefheart veglia costante su questo piccolo capolavoro di arte iconoclasta.
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