Il terzo disco dei floridiani Shinedown (da Jacksonville, città natale dei Lynyrd Skynyrd) è il primo a raggiungere il platino negli USA. “The Sound Of Madness” è importante e significativo nel contesto storico in cui esce. Perché certifica il ritorno in auge, almeno negli States, del rock bello tosto, ma allo stesso tempo melodico e persino ruffiano. Non si parla però di AOR e affini, piuttosto di un’ondata post – grunge, post – nu metal (se me la passate) che segna in profondità l’hard rock dell’ultimo lustro. Il cd in questione non è un capolavoro e non cambierà la vita di nessuno (quello è stato “Blackbird” degli Alter Bridge), visto che a un inizio imperioso costituito dai primi cinque pezzi, non segue un tenore di brani tale da far gridare al miracolo (leggi: qualche filler di troppo e alcuni episodi troppo debitori nei confronti dei Nickelback). Tuttavia la qualità altissima di canzoni come “Devour”, “Sound Of Madness” e “Second Chance”, unita alla gran prova vocale di Brent Smith, rendono “The Sound Of Madness” una delle uscite hard rock più riuscite del 2008.
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