Protest The Hero – Fortress

Il secondo album è quello della svolta per i Protest The Hero. Ai tempi, i canadesi si presero un bel rischio pubblicando “Fortress”: potevano venir scaraventati nel calderone delle band ipertecniche fini a se stesse (nonostante “Kezia” fu un buonissimo esordio), oppure passare come veri innovatori. La storia gli ha dato ragione. In “Fortress” sono già presenti gli elementi che caratterizzeranno la produzione futura: mix di stili il più eterogeneo possibile (heavy, metalcore, mathcore, progressive, alternative, etc.), linee vocali che toccano lo scibile rock (clean, falsetto, scream, growl), strutture compositive da mal di testa, in cui gli intrecci chitarristici e gli assoli senza sosta mettono in mostra una perizia esecutiva incredibile. La coesione interna dei brani salva i Protest The Hero dallo scadere nella cerebralità senza senso, la personalità di questi giovani musicisti è in grado di plasmare un sound personale e riconoscibile fra mille simili, il trittico iniziale “Bloodmeat/The Dissentience/Bone Marrow” è micidiale nell’esporre decine di input diversi in neppure un quarto d’ora. Il quintetto nordamericano può colpire al primo ascolto, lasciare indifferenti oppure infastiditi, ma è di certo una delle poche, vere novità di questi anni nell’ambito della musica estrema.

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