Viene pubblicato quando il 2012 ha quasi svoltato l’angolo, ma il botto “Unorthodox Jukebox” lo fa nel 2013, tanto che viene approntata in fretta e furia la deluxe edition, rituale quasi scontato dell’ultimo lustro. Il nuovo Michael Jackson? Piacerebbe esserlo a Bruno Mars, vero nome Peter Hernandez, cantane e produttore hawaiano cresciuto col mito del Re del Pop. Prendiamo “Treasure”, in cui sia la musica sia il video sono smaccatamente debitori nei confronti del più famoso dei Jacksons 5, periodo “Off The Wall” (e vai di vintage); oppure “Moonshine”, in cui il canto di Mars suona quasi come un plagio dell’autore di “Thriller”. Poi, ovviamente, c’è dell’altro. Oltre all’interpretazione retrò di pop e R&B si muove, qua e là, qualche scoria si synthpop anni Ottanta, e la produzione è al passo con gli standard odierni. Va poi sottolineata la capacità del Nostro di confezionare brani dall’alto appeal radiofonico, in grado d’imprimersi nella mente dell’ascoltatore con la rapidità del cianuro. Peccato che i 10 brani di “Unorthodox Jukebox” (15 nell’edizione rinforzata) suonino tutti di “già sentito”, e non è un modo di dire. Si ancorano fra Settanta e Ottanta, senza tentare sortite più recenti. Nostalgia, fortissimamente nostalgia…ma nel 2013 gli spazi per i revival, di qualsiasi tipo, sono enormi. Il talento c’è, ma ora per Bruno arriva il compito più difficile: sapersi reinventare, pena la repentina caduta dall’eden del pop.
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