Il deathcore miscela le sonorità tipiche del death classico, dell’hardcore, e infine del metalcore. I Whitechapel, tra i maggiori esponenti di questa corrente, trovano la consacrazione definitiva grazie al sesto full-length, intitolato “Mark of the Blade”. Come spesso accade quando si fa il grande salto, aprendosi a un’audience più vasta, i puristi non hanno apprezzato, in quanto hanno visto le strizzate d’occhio al cantato clean (e a certi Slipknot dei Duemila, vedi A Killing Industry) come un tradimento, seppure l’ultima fatica dei Whitechapel continui a rispettare gli stilemi del deathcore, viaggiando su binari solidi e collaudati da anni di esperienza. Ma la formazione del Tennessee non è l’unica ad aver contribuito all’evolversi della scena. C’è infatti chi, da una parte, ha deciso di rimanere fedele alla linea, come i tradizionalisti Despised Icon, e chi, dall’altra, ha deciso di rivolgersi alla malvagità acida del black metal (vedi alla voce Carnifex).
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