I migliori dischi del 1968

Le agitazioni studentesche universitarie, iniziate in Italia verso la fine del 1967, nel corso del Sessantotto si estendono in tutte le principali città del paese, un fenomeno paragonabile ad un effetto domino che col passare dei mesi si propagherà anche agli studenti delle superiori. Molte sono le facoltà occupate, molti gli scontri con la polizia e con le forze dell’ordine.

Ancora adesso, la questione della contestazione sessantottina è terribilmente controversa: c’è chi afferma sia stata la radice di tutti i mali di oggi, chi invece continua a considerarla un evento profondamente positivo. Di sicuro c’è solo che il mondo è stato cambiato radicalmente da quel periodo, se non a livello politico (nessuna delle rivoluzioni che ipotizzavano i giovani dell’epoca è stata realizzata concretamente) sicuramente a livello di costume.

In ogni caso, mentre in Italia e, in generale, nell’Europa continentale (Francia e Germania in special modo) si pone l’accento soprattutto sull’impegno ideologico e militante, in UK e USA (nonostante la feroce opposizione alla guerra in Vietnam e gli assassini di Martin Luther King e di Robert Kennedy) le trasformazioni continuano a riguardare più la sfera dei comportamenti sociali rispetto a quella strettamente politica.

E, non a caso, le vere novità musicali provengono sempre da quelle nazioni. In Italia la voga del beat vive le sue fasi finali, mentre i cantautori s’impongono sempre più perentoriamente; non ci sono grosse novità da segnalare, anche se sotto la cenere iniziano a covare i primi germi del progressive a venire, che tanta parte avrà nella musica tricolore dei Settanta.

Sanremo se lo aggiudica la coppia formata da Sergio Endrigo e Roberto Carlos Braga con “Canzone per te”, ma il Festival si rivela ormai scollegato dal suono circostante, sempre più spettacolo nazionalpopolare e sempre meno gara canora.

Ben diverso quello che accade negli States e in Regno Unito, con la psichedelia che sta raggiungendo il suo culmine e con le sperimentazioni (oggi si direbbe crossover) fra rock, classica e jazz che prendono maggior consistenza.

Quello che però domina davvero il mondo della musica giovane durante il 1968 è il blues rock, il quale si fa più pesante, spettacolare (gli assoli dei chitarristi, grazie anche ad Hendrix, stanno assumendo importanza capitale) ed elettrificato sino alla saturazione; arrivano i primi esempi di hard rock, genere che nei due anni successivi esploderà artisticamente e commercialmente.

Un sound più duro, quindi, ancora intriso di sogni ed utopie, ma che inizia a fare i conti con le prime disillusioni patite dalla generazione dell’Estate dell’Amore. È tuttavia ancora presto per officiare il funerale della controcultura hippie dei Sixties, che celebrerà il suo apice l’anno successivo, dopodiché si dissolverà progressivamente in mille diverse ramificazioni.