Le tensioni sociali e politiche in cui è immersa l’Italia, ben lungi dal placarsi dopo il cosiddetto “autunno caldo” dell’anno precedente, continuano a montare sempre più impetuose anche nel 1970.
Un ruolo centrale negli scioperi generali dei lavoratori, che ormai sono divenuti momenti cruciali per la vita civile del paese, viene svolto dai sindacati, i quali avviano una stagione unitaria, soprattutto grazie alla spinta della CGIL, il cui nuovo segretario Luciano Lama sarà una figura di spicco nelle lotte degli operai lungo tutti gli anni Settanta. Lama sarà però spesso contestato dalle organizzazioni studentesche “rivoluzionarie”, ormai nettamente a sinistra del PCI. Nel ribollire della contestazione, le aree della destra estrema continuano a tessere trame eversive: nella notte fra il 7 e l’8 dicembre si registra un altro Colpo di Stato fallito, dopo quello ugualmente sventato del 1964.
Questa volta il protagonista è Junio Valerio Borghese, nobile di antico lignaggio soprannominato il “Principe Nero” e legato alle formazioni di ultradestra denominate Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.
In tale scenario complessivo anche la musica inizia a mutare volto e a subire una lenta ma profonda trasformazione, meno eclatante di quella dell’era Beat ma che si rivelerà ben più sostanziale e duratura.
Nella musica leggera Battisti introduce nuovi elementi ritmici e melodici (persino il blues elettrificato) senza dover ricorrere a cover di brani stranieri, e il rock, anche quello ‘duro’, fa sempre più spesso capolino nelle classifiche nazionali.
Bastano pochi esempi per far capire la dimensione del fenomeno: alla fine dell’anno, il secondo ed il terzo album dei Led Zeppelin saranno rispettivamente il terzo ed il tredicesimo fra i più venduti sul territorio nazionale (“Led Zeppelin II” supererà persino “Let It Be” dei Beatles), mentre la colonna sonora di Woodstock si aggiudicherà la quinta posizione e “Band Of Gypsys” di Jimi Hendrix la diciassettesima (Jimi ci lascerà proprio nel corso di quest’anno, insieme a un’altra leggenda come Janis Joplin).
Certo, Sanremo è vinto dalla coppia Celentano/Mori con il brano “Chi non lavora non fa l’amore“, ma la voglia di novità sonore è oramai talmente elevata che produrrà risultati clamorosi nei due anni successivi.
Verranno pubblicati alcuni dei primi capolavori del progressive rock tricolore, ribattezzato all’estero “spaghetti rock”, al pari di quanto fatto per la nuova corrente musicale proveniente dalla Germania Ovest, quel “krautrock” che sarà determinante per lo sviluppo della musica elettronica nei decenni successivi, oltreché per molte delle sperimentazioni sonore attuate al di fuori dei consueti binari commerciali.
In breve, il 1970 è un altro anno di enorme importanza per la popular music mondiale. Si sciolgono i Beatles, chiudendo anche a livello simbolico gli anni Sessanta; ma soprattutto vengono portate a compimento le pulsioni germinate nei dodici mesi precedenti.
Dall’hard blues nasce l’hard rock nella sua forma più classica, che però già scalpita per trasformarsi a sua volta in heavy metal (Black Sabbath). “Funhouse” degli Stooges getta le basi, più di ogni altro disco, per quello che un lustro dopo verrà chiamato punk.
La psichedelia originaria è evaporata, spargendo però i suoi semi in moltissime direzioni diverse, dal progressive rock, ormai divenuto fenomeno di massa, al soul ed al funk, che iniziano qui la loro stagione più incendiaria, sino ad arrivare al cantautorato intimista e alla fusion, definitivamente esplosa grazie al fondamentale contributo di Miles Davis.
E s’intravedono i primi lustrini del glam, altro filone estetico – musicale imprescindibile per il decennio appena iniziato. Si tratta di movimenti nettamente distinti l’uno dall’altro, a volte persino opposti e conflittuali, ma tutti fondamentali per potersi orientare all’interno del lussureggiante intrico auditivo che costituirà l’aspetto più intrigante degli anni Settanta.