Il 2017 è stato un anno di transizione, durante il quale, allo stesso modo del 2016, l’instabilità e il terrore l’hanno fatta da padroni. Il 20 gennaio Donald Trump s’insedia alla Casa Bianca, coronando il suo tanto inaspettato quanto osteggiato successo. Continua implacabile la strategia di morte dell’ISIS, con una lunga scia di attentati in tutto il mondo, solo per citarne alcuni, il 22 marzo e il 3 giugno a Londra e il 17 agosto a Barcellona.
Impossibile non ricordare inoltre l’attentato del 22 maggio a Manchester al termine dello show di Ariana Grande, che avrà particolare rilevanza mediatica grazie anche al concerto di beneficenza organizzato il giugno successivo dalla cantante americana all’Old Trafford Cricket Ground in soccorso delle famiglie dei fan uccisi o rimasti feriti durante l’attacco di maggio.
Non legata al Califfato, ma perpetrata da un cittadino americano, la strage del primo ottobre a Las Vegas durante un festival country, in cui hanno perso la vita 58 persone e ne sono rimaste ferite altre 489, ed entrata negli annali come la più grave sparatoria nella storia degli Stati Uniti.
Rimanendo oltreoceano, anche la natura lo scorso anno non è stata clemente. L’Uragano Harvey ha colpito diversi Paesi dell’America centrale e gli Stati del Texas e della Louisiana, causando morte e distruzione al suo passaggio.
Un altro Harvey ha fatto parecchio scalpore negli Stati Uniti e in tutto il mondo nel 2017. Il 6 ottobre infatti un’inchiesta del The New York Times ha accusato il produttore cinematografico Weinstein di molestie sessuali ai danni di alcune attrici di Hollywood, tra le quali Ashley Judd e Rose McGowan.
In conseguenza dello scandalo, il 9 ottobre Weinstein è stato licenziato dalla società che aveva co-fondato e contro di lui si sono poi aggiunte le denunce per abusi sessuali e stupro di altre attrici. Sulla scia di questi eventi, anche nel mondo della moda, della musica e dell’arte si sono confessate molte vittime di molestie, portando alla luce un sottobosco di soprusi e un sistema profondamente malato.
Per quanto riguarda l’Italia, la disillusione e l’instabilità generale hanno trovato il proprio climax nell’esclusione della nazionale dai Mondiali di calcio 2018 in seguito alla sconfitta con la Svezia dello scorso 13 novembre.
In un mondo che va globalmente a rotoli, almeno per i sognatori e per chi crede fermamente nei progressi della scienza, la soluzione potrebbe trovarsi nella scoperta da parte della NASA del sistema planetario Trappist, composto da sette pianeti simili alla Terra, ma situati in un altro sistema solare.
Il 2017, come il 2016, verrà ricordato come “annus horribilis” per la concentrazione di scomparse di icone legate al mondo della musica. Oltre agli scioccanti addii di Chris Cornell e Chester Bennington, lo scorso anno ci hanno lasciati Chuck Berry, Gregg Allman, Tom Petty, Fats Domino, Malcolm Young, Johnny Hallyday e Warrel Dane.
Ma la musica, così come la vita stessa, va avanti, e nel 2017 abbiamo assistito a una serie di release discografiche rock internazionali di altissimo livello, con il ritorno di nomi noti e colossali, come Roger Waters, Robert Plant, Foo Fighters, Queens Of The Stone Age, Marilyn Manson, i fratelli Gallagher,U2, Brand New oltre a una manciata di debutti e ulteriori conferme degne di nota come ad esempio The Killers, Incubus, Kasabian, Nothing But Thieves, Greta Van Fleet, Cloud Nothings, Death From Above 1979.
Il rap e il pop internazionale hanno visto il ritorno di Taylor Swift, Depeche Mode, Eminem, Ed Sheeran, Harry Styles, Kendrick Lamar (secondo Metacritic è suo il miglior album del 2017) e Lana Del Rey, così come quello di Chainsmokers, Dizzee Rascal, Dua Lipa, Gorillaz, Haim, Halsey, Lorde, Jamiroquai, Jay Z, LCD Soundsystem (clamoroso il loro American Dream), Miley Cyrus, P!nk, St. Vincent, Vince Staples, xxxtentacion e Post Malone.
Per quanto riguarda i live in terra nostrana, continua il successo dei festival estivi (Firenze Rocks e I-Days) e dei grandi concerti open air (da Vasco Rossi ai Guns N’ Roses, passando per i Rolling Stones), oltre che le tourneé negli stadi e nei palazzetti di U2, Coldplay, Depeche Mode e Nick Cave. I tour degli artisti italiani (in particolar modo J-Ax e Fedez, Caparezza, Tiziano Ferro e Zucchero) vantano produzioni sempre più spettacolari e “internazionali”.
Tutto quanto appena esposto è sintomo del fatto che la musica dal vivo, a differenza della discografia, gode di ottima salute ed è un mercato destinato a crescere ulteriormente nel futuro, considerando tra l’altro l’incredibile concentrazione di annunci per l’estate del 2018. Rimanendo in tema, è arrivata anche in Italia Ticketmaster, delineando due poli opposti di big player nel mercato live: Eventim (Ticketone) che acquisisce Vertigo e FeP, contrapposto a Live Nation (che ha acquisito Indipendente) e Ticketmaster appunto.
Una tradizione tutta italiana e consolidata nonostante le sorti altalenanti è quella del Festival di Sanremo. La sessantasettesima edizione della kermesse si è svolta dal 7 all’11 febbraio 2017 con la conduzione di Carlo Conti (che ne è stato anche direttore artistico) in coppia con Maria De Filippi. Grazie al 50,7% di share medio è risultata essere l’edizione più vista delle ultime dodici svoltesi. Il vincitore del Festival è stato Francesco Gabbani (già vincitore delle Nuove Proposte nell’edizione precedente) con Occidentali’s Karma, mentre per la sezione Nuove Proposte ha vinto Lele, con il brano Ora mai. Gabbani è stato anche il rappresentante italiano all’Eurovision Song Contest 2017, classificandosi sesto assoluto con lo stesso brano.
Se i talent ormai stanno vivendo un periodo di stanca a livello nazionale, non vale lo stesso discorso per le uscite discografiche, apprezzate in egual misura da pubblico e critica. Tra le più importanti citiamo Cesare Cremonini, Caparezza, Fabri Fibra e Jovanotti (soprattutto per la discussa collaborazione con Rick Rubin).
Ma la tendenza generale in Italia è un ormai sempre più palese sbilanciamento (soprattutto delle nuove generazioni) verso indie e rap. L’indie, grazie al suo successo stratosferico, è diventato il nuovo pop (nonostante, soprattutto in seguito al concertone di Roma del Primo Maggio, le polemiche sulla qualità dei live delle band appartenenti a questa categoria), con Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti e Calcutta quali nomi di riferimento (senza scordarsi del clamoroso successo da indipendente di Coez), mentre il rap, seguendo il trend dettato dagli USA, è sempre più sbilanciato su trap e contaminazioni pop (vedasi alla voce Sfera Ebbasta e Ghali).
In ambito certificazioni e vendite, una piccola grande rivoluzione ha toccato il mercato italiano. Infatti, nel luglio del 2017, la FIMI ha introdotto un nuovo conteggio all’interno della classifica delle vendite degli album.
Per la prima volta, sono stati integrati i dati dello streaming audio di tutte le piattaforme attive nel Paese con i dati del download e delle vendite dei dischi fisici. Un cambiamento che ha scatenato non poche polemiche e che avrà strascichi importanti anche nel 2018: dal prossimo gennaio infatti, il sistema ufficiale italiano di classifiche e certificazioni musicali considererà solo i consumi in streaming derivati dagli ascolti in abbonamento (a pagamento quindi).