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Mindfeed – Ten Miles High

Ricordo ancora chiaramente quando, nel 1998, registrai al volo da Rock FM “Waiting”, opener di “Ten Miles High“, secondo album dei Mindfeed. Stavo facendo i compiti di non so quale materia, ero praticamente a fine della terza e all’epoca alternative e nu-metal erano parole d’ordine che il me diciottenne metallaro invasato con Maiden, Megadeth, Metallica, Manowar, Helloween, Slayer, Death e simili detestava.

Rimasi folgorato dal riff portante e dal primo ritornello: premetti play e rec insieme (dato che chiunque aveva sempre la cassettina pronta nello stereo) e poi riascoltai per anni quell’unico pezzo. Perché purtroppo nessuno disse mai quale band stesse suonando. E sicuramente io ero abbastanza stordito per cercarli. Inoltre anche avessi voluto provarci come cavolo avrei fatto a descrivere quel pezzo? Modern metal? Prog? Alternative? Era una tale figata che non riuscivo nemmeno a definirlo.

Fortuna volle che di lì a un paio d’anni, grazie ai primi forum online delle webzine metallare, riuscii a farmene fare in qualche modo una copia. Oggi quel cd, per chi lo ha originale, vale sui 60 Euro. Non male.

Ma parliamo del disco, un lavoro di livello altissimo, consigliato senza alcuna riserva agli amanti di alternative metal, un certo tipo di grunge e appassionati che possono cadere all’interno di un larghissimo spettro sonora che va dagli Alice In Chains fino ai Dream Theater, passando chiaramente per i Threshold e per chi apprezza il groove metal ma senza troppe urla a contorno.

La prestazione di Glynn Morgan (chitarra e voce) è letteralmente spaventosa, la sezione ritmica con Jay Micciche (batteria, ex Threshold anche lui) e Jase Birnie (basso) supporta perfettamente i brani che avvolgono l’ascoltatore in un’atmosfera oramai dimenticata: melodie sfuggenti e brani ricchi di tensione opprimente, grazie anche a una produzione che esalta nove pezzi in cui non esistono momenti morti, filler e simili. Con le spalle al muro, fossi costretto a indicare le canzoni top del lotto andrei sicuramente sulle prime quattro, ma credetemi, è veramente consigliabile ascoltarsi tutto d’un fiato “Ten Miles High”. Potrebbe realmente sconvolgervi.

I Mindfeed sono stati una band criminalmente sottovalutata, già dal primo valido disco, e dimenticata troppo presto anche dagli appassionati di un certo underground UK.