Sono gli inglesi Cradle Of Filth a dare una svolta al symphonic black metal, più ancora dei Dimmu Borgir e degli Emperor. In realtà tutte e tre le band hanno stili molto differenti l’uno dall’altro, ed è quello di Dani Filth e compagni a far breccia per primo sul “grande pubblico” (stiamo sempre parlando della nicchia del metal estremo). Merito di molti fattori, fra cui la capacità di trasporre in musica e parole l’immaginario del romanzo gotico britannico, ma tra tutti è forse il più trascurato ad esser risultato fondamentale: il sesso. Rimosso o quasi dai testi dei gruppi black metal in particolare e metal in generale, occupa invece ampio spazio nelle copertine, nell’iconografia e nelle canzoni dei COF. Ovviamente la sfera sessuale è trattata nei suoi aspetti più decadenti, morbosi, ‘vampirici’, ‘satanici’ e ‘perversi’, che a volte sconfinano pure nel ridicolo: ma è proprio la prospettiva che ricercano molti metallari adolescenti d’allora. Poi c’è la musica: il latrato insistito e monocorde di Dani può risultare fastidioso, ma calza come un guanto nell’enfatizzare i temi contorti e magniloquenti delle composizioni, scisse fra scatenate cavalcate condotte a furiosi ritmi in blast beat e stacchi mozzafiato di tastiere, talora pompose talaltra oscure e neoromantiche, spesso cinematiche. Le ‘lascive’ vocals femminili completano il quadro. “Dusk…And Her Embrace” è il disco ideale per capire i Cradle Of Filth, vi si trova tutto il loro mondo.
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