E’ il terzo album che permette ai Satyricon di entrare nel gotha del black metal. Nonostante il livello qualitativo dei due predecessori – “Dark Medieval Times”, intriso di atmosfere folk e medievali, e “The Shadowthrone”, oscuramente epico – fosse già altissimo, solo con “Nemesis Divina” il duo norvegese formato da Satyr (voce e chitarra) e Frost (batteria) arrivò alla consacrazione definitiva, venendo quindi accostato a nomi come Darkthrone, Mayhem, Burzum, Emperor e Immortal. L’opera in questione non è fra le più innovative del genere, ma spicca per la grandissima completezza: in soli 7 brani vengono passate in rassegna tutte le sfumature del metallo nero di Norvegia. Ci sono le chitarre zanzarose abbinate all’aggressione inesausta dei blast beat di batteria (avere un asso dello strumento come Frost aiuta), ci sono i riff gelidi e le atmosfere da apocalisse imminente, c’è lo scream feroce di Satyr, non mancano neppure glaciali stacchi di tastiere. Ma accanto alla pura forza distruttrice si affiancano modulazioni che portano i brani a rallentare e farsi epici e solenni (“Mother North”), oppure a mostrare inedite sfumature ‘progressive’ (“The Dawn Of A New Age” e “Immortality Passion”). Il tasso tecnico ben al di sopra della media e una produzione scintillante per gli standard del genere contribuiscono a fare di “Nemesis Divina” un caposaldo irrinunciabile del black metal mondiale.
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