Il fenomeno eurodance del 1997 è il singolo “Barbie Girl” degli Aqua, quartetto danese-norvegese che sfrutta, come molti suoi predecessori, il binomio voce maschile/femminile. Dance pop ultra leggero e ultra disimpegnato, guidato da suoni elettronici volutamente puerili. Certo Lene Nystrøm, René Dif, Claus Norreen e Søren Rasted si son fatti dei bei soldi grazie ad “Aquarium“, ma a loro va riconosciuta un’inclinazione (auto)ironica del tutto assente da altre parti. Fanno musica di plastica usa e getta, ma lo sanno perfettamente e lo dicono pure (“Life in plastic, it’s fantastic”, dal testo di “Barbie Girl”, il cui intro per colpi di timpano richiama impunemente “Also Sprach Zarathustra” di Strauss!), e i video correlati ai singoli ribadiscono ulteriormente il concetto. Durano pochissimo, lo spazio di due album, ma probabilmente erano loro i primi ad esser consci di essere un prodotto altamente deperibile.
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