In un certo senso, Ry Cooder ha sempre lavorato “sotto traccia”, senza mai imporsi nel firmamento delle grandi rockstar. Ciononostante, il suo contributo alla musica degli ultimi cinquant’anni è stato grandissimo, sin dagli anni Sessanta, quando univa le sue forze con artisti del calibro di Captain Beefheart e Rolling Stones. Ha composto molti album solisti meravigliosi, “Paradise And Lunch” (1974) su tutti. Ma il meglio l’ha probabilmente espresso tramite le colonne sonore, in particolare “Paris, Texas” (1985), sonorizzazione persino più riuscita delle immagini che deve illustrare. Per Cooder il rock rappresenta solo una parte dei suoi interessi musicali, che una smisurata curiosità porta prima verso il blues e il jazz, successivamente in svariati angoli del mondo. È Cuba che porta in dono alcune delle visioni migliori. “Buena Vista Social Club” sarà anche un film, ma è innanzitutto la splendida testimonianza di una collaborazione fra grandi musicisti locali (Compay Segundo, autore della notissima “Chan Chan”) e il Nostro, avvenuta in un clima di reale interscambio fra differenti culture musicali. Quel che colpisce è la spontaneità del tutto, e per una volta la musica latinoamericana, il son cubano, il bolero e la guajira trasudano autenticità, lontani dalla dimensione da “villaggio vacanze” nella quale, purtroppo, sono quasi sempre relegati dalle nostre parti.
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